Un mondo fatto di muri, confini e divisione. Peggiora la mentalità umana che invece di costruire ponti per dare origine a unione crea solo odio e repulsione.

Fabrizio De André nel 1974 cantava «Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese li condannerai a cinquemila anni più le spese. Ma se capirai, se li cercherai fino in fondo, se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo».

Sono passati 44 anni eppure questa strofa rimane pur sempre di un’attualità disarmante.

Secondo il Washington Post, tra il 1950 e oggi il numero di barriere create è aumentato di netto. A metà del ventesimo secolo i muri stimati nel mondo sono meno di 5. Dal 1989, anno in cui viene abbattuto il muro di Berlino, le recinzioni presenti al mondo diventano su per giù 15. Vent’anni più tardi il loro numero triplica, aumentando in particolar modo dopo gli attentati dell’11 settembre.

Gli scopi dei muri

Sembra assurdo e paradossale che ci siano motivi per cui l’uomo costruisca muri. Eppure esistono. I principali sono:

  • Impedire infiltrazioni terroristiche
  • Bloccare l’immigrazione
  • Proteggere da traffici di droga
  • Difendere il territorio
  • Eventi bellici
  • Religione

L’era dei muri e la divisione del mondo

Alcuni dei muri presenti nel mondo

  • Arabia Saudita – Yemen. 1800 chilometri di muro dal costo di 20 miliardi di dollari per combattere il rischio del terrorismo.
  • Bulgaria – Turchia. 200 chilometri di “Barriera”, come viene definita dalla polizia bulgara, per proteggere il confine dall’infiltrazione di clandestini.
  • Le città spagnole Ceuta e Melilla – Marocco. 30 milioni di euro, pagati dalla Comunità Europea, per proteggere le città spagnole in terra marocchina da immigrazione illegale e contrabbando.
  • Cipro zona greca – Cipro zona turca. A dividere l’isola sono 130 chilometri della Linea Verde, un muro di sacchi di sabbia che separa Cipro da una costa all’altra.
  • Corea del nord – Corea del sud. Repubblica Popolare democratica di Corea nella sfera d’influenza della Cina popolare in opposizione alla Repubblica di Corea d’influenza statunitense.
  • Bulgaria – Turchia. Muro voluto dal governo bulgaro per impedire ai profughi di entrare in Europa.
  • India – Bangladesh. 3000 chilometri di filo spinato voluti di Nuova Delhi per bloccare traffici illegali, presunti infiltrati terroristi e flusso di immigrati irregolari.
  • India – Pakistan – Afghanistan – Iran – Iraq – Kuwait
  • Irlanda, Belfast cattolica – Belfast protestante. 15 chilometri di barriera per “difendere” i cattolici dai protestanti.
  • Israele – Egitto
  • Israele – Palestina. 700 chilometri di muro.
  • Marocco – Sahara occidentale
  • Stati Uniti – Messico. Un muro cominciato ad essere costruito negli anni ’90 con lo scopo di fermare i flussi migratori. Oggi la barriera è lunga più di mille chilometri e, con le nuove politiche di Donald Trump, per le famiglie che vivono nei due stati è quasi impossibile vedersi.
  • Zimbabwe – Botswana

L’era dei muri e la divisione del mondo

Il resoconto

Una lunga lista, 70 muri segnati da divisioni, lotte e morte. Famiglie separate, bambini uccisi dalla fame e dalla guerra. Tutti vittime innocenti di questo mondo. Un mondo infame, corrotto che guarda solo al proprio tornaconto. Il potere e i soldi salgono nell’ordine delle priorità. L’onestà, la pace e l’amore scendono agli ultimi posti. La guerra del resto fa comodo a molti, così come il contrabbando d’armi, lo smercio di droga e l’illegalità che continuano indisturbate a vivere e crescere nei nostri paesi. Di questo passo esisterà mai un mondo giusto e senza muri? La risposta realistica potrebbe essere molto triste.

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Testo: Giulia Di Giovanni. Foto: Mauro Di Giovanni

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